PRIAMAR, SAVONA: A RISCHIO LA GESTIONE DEL SISTEMA CULTURALE DELLA CITTA’
Recentemente è stato emesso dal Comune di Savona un bando di gara per un nuovo affidamento in concessione del servizio di gestione del Museo Archeologico Di Savona, della durata di due anni e rinnovabile per un ulteriore biennio.Nulla di strano, se non fosse che il Comune prima della pubblicazione del bando avrebbe dovuto consultare preventivamente la Sovrintendenza archeologica della Liguria (l’ organo che assicura sul territorio la tutela del patrimonio archeologico) così come prevedono le normative di settore riguardanti la valorizzazione e la fruizione dei beni culturali. Questo passaggio, fatto dal Comune in corso d’opera e dopo che alcuni consiglieri comunali hanno sollevato il caso, sarebbe stato fondamentale per due motivi: i reperti contenuti all’interno del Museo sono quasi esclusivamente di proprietà statale, ma soprattutto nel bando sarebbe dovuta pesare maggiormente la componente scientifica e di ricerca. Ciò in particolare rappresenta un campanello d’allarme importante: di fatto potrebbe aprire la strada a quelle grandi società o cooperative di gestione di servizi museali, già presenti sul territorio nazionale che, servendosi di grandi disponibilità finanziarie, potrebbero aggiudicarsi il bando, SENZA tuttavia GARANTIRE UN’ADEGUATA ATTENZIONE ALL’ATTIVITÀ SCIENTIFICA.
Se proviamo ad allargare gli orizzonti oltre regione, il panorama che si presenta è drammatico: la gestione di musei e siti archeologici oggi è in mano a pochissime e potenti società private, spesso con stretti contatti politici, che hanno in concessione (molte in PROROGA anche da 7/8 anni) le biglietterie e i servizi aggiuntivi (bookshop, audioguide, prevendite, caffetteria, ristorazione, guardaroba, organizzazione mostre) nei maggiori luoghi della cultura d’Italia, generando incassi faraonici che rimangono quasi tutti nelle tasche del privato. Questa stortura è stata evidenziata dall’Agcm (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) che esplicita chiaramente come si sia generato un OLIGOPOLIO, mentre l’Avcp (Autorità per la Vigilanza sui Lavori Pubblici) è intervenuta nel merito delle concessioni dichiarando che il regime di proroga sta comportando ingenti DANNI ALL’ERARIO.
Quanto a Savona, seppur essa rappresenti una piccola realtà non paragonabile ad altri siti italiani, il nostro grande timore è che la gestione del Museo Archeologico di Savona possa servire un domani a una di queste potenti società private per mettere le mani su tutto il Priamar e allargarsi a macchia d’olio negli altri siti culturali liguri. Per tutti questi motivi il M5S ha voluto sollevare la questione interrogando il Ministero dei Beni e delle Attività culturali.
Deve crescere in noi la consapevolezza che la valorizzazione dei luoghi della cultura deve partire in primis dagli Enti locali, i quali devono considerare i beni culturali una risorsa immensa sulla quale investire e non un peso per le casse comunali. E mi sembra che Savona abbia tutte le carte in regola per iniziare a farlo.
Per questa ragione il M5S continuerà a vigilare sull’intera vicenda affinchè non si attui questo progetto che costituisce una minaccia per la fruizione dei beni culturali pubblici da parte della collettività.